Viterbo e la Tuscia una guida

Gli Imperdibili di Viterbo

1. Immergersi nel Medioevo, perdendosi nei vicoli tra gli eleganti profferli, le caratteristiche logge decorate e collegate alla strada da una scalinata, le numerose torri e le case basse del cuore storico di Viterbo: i quartieri di San Pellegrino e Pianoscarano. Se il primo rappresenta il simbolo riconosciuto della città, disseminato di nobili palazzi e antiche chiese, il secondo ne costituisce l’anima più popolare e profonda, in grado di regalare scorci inaspettati e di una bellezza autentica che si svela solo agli occhi più attenti. La chiesa di Sant’Andrea, la piazzetta su cui si erge la Fontana del Piano, il ponte del Paradosso: non si può conoscere appieno Viterbo se non ci si è calati nella placida atmosfera di Pianoscarano, piccola città dentro la città dal forte spirito identitario. Per comprenderlo, provate a domandare a un abitante del quartiere da dove proviene: prima ancora che viterbese, egli si definirà fieramente “pianoscaranese”.
2. Restare estasiati di fronte agli affreschi della Cappella Mazzatosta, nella chiesa della Verità. Nascosto agli occhi più distratti e incredibilmente poco valorizzato nonostante la sua straordinaria bellezza, questo ciclo pittorico quattrocentesco rappresenta un capolavoro dell’arte viterbese – è l’unica opera arrivata fino a noi del pittore Lorenzo da Viterbo – e dell’ingegno umano: a causa dei bombardamenti del 1944, fu ridotto in migliaia di frammenti che solo il genio di Cesare Brandi, padre del restauro moderno, seppe restituire alla magnificenza. Sfruttando una tecnica innovativa applicata per la prima volta proprio qui a Viterbo, egli seppe ricostruire le pitture a partire dai circa ventitremila pezzi recuperati e riposizionati nel sito. C’è chi la considera la Cappella Sistina di Viterbo, e la definizione è tutt’altro che esagerata: si tratta di uno dei capolavori assoluti del Rinascimento viterbese e italiano, che ha il grande valore aggiunto di mostrare, con un raffinato verismo e grande maestria, i viterbesi del tempo, utilizzati come modelli per i personaggi del ciclo pittorico.
3. Una pausa en plein air alle terme. Fin dall’antichità Viterbo è rinomata per le proprietà curative delle sue acque termali, apprezzate dagli Etruschi e ancor più dai Romani e raccontate perfino da Dante nella Divina Commedia: ancora oggi i viterbesi (e non solo) amano rigenerarsi immergendosi in queste vasche, fonte di relax e benessere. Non soltanto le conosciutissime Terme dei Papi: a pochi minuti dalla città, tutt’intorno a essa, si trova una serie di vasche all’aperto, situate nel bel mezzo della campagna e alimentate da caldissime sorgenti naturali per lo più ipertermali, che costituiscono una sorta di sistema termale informale a ingresso libero o quasi. Che siano le terme del Bagnaccio, più curate e gestite da un’associazione di volontari, o le più selvagge e rustiche terme del Bullicame o le Piscine Carletti, vale la pena fermarsi per un tuffo in quelle che i viterbesi chiamano “pozze”, magari nei giorni meno affollati o meglio ancora di notte, per un bagno in solitudine sotto le stelle.
4. Godersi un pranzo (o una cena) a base di piatti tipici. La cucina locale è la quintessenza della viterbesità: semplice ma ricca di gusto e sapore, solida e con i piedi ben piantati per terra, legata ad antiche tradizioni e alle genti che hanno attraversato e vissuto questi luoghi, dagli Etruschi e dai Romani fino ai pastori marchigiani e umbri, che qui venivano a svernare con la transumanza. Piatti ruvidi ma autentici e genuini, come l’acquacotta alla maremmana, i lombrichelli o la pignattaccia, che raccontano la ricchezza straordinaria di un territorio, le tradizioni e le consuetudini che lo hanno lentamente segnato e trasformato.
5. Passeggiare tra i resti di antiche civiltà. Anche se Viterbo è conosciuta per lo più per la sua storia medievale, le sue origini risalgono all’epoca etrusca e romana, manifestandosi in tutta una serie di luoghi che costituiscono uno dei patrimoni fondamentali della città. Come Ferento, “civitas splendissima” con la sua area archeologica in cui si rincorrono i resti di un grandioso insediamento che aveva il suo fulcro nello splendido teatro romano costruito durante il periodo augusteo. O come la suggestiva Necropoli di Castel d’Asso, con le sue sessantanove tombe a dado e semi dado, come la tomba Grande o la tomba Orioli. Luoghi ancestrali e suggestivi, che raccontano le radici più profonde di questo territorio.