Torino una guida

TOP5, inedite e originali classifiche delle guide incentro

TOP5 Il museo dell’Automobile
Il museo dell’Automobile di Torino è una collezione unica di auto d’epoca e moderne, con uno sguardo anche al futuro: l’esposizione comprende più di 200 auto di valore inestimabile progettate e costruite nell’arco di cento anni da circa 80 marchi automobilistici diversi. Camminando per le sale del museo avrete la sensazione di immergervi in più epoche: gli allestimenti catapultano i visitatori nell’ambiente storico-sociale dei diversi periodi storici del Novecento. Il museo si snoda su tre piani suddivisi in trenta sezioni, che forniscono ai visitatori un percorso narrativo dagli albori dell’automobile fino ai giorni nostri.

1.La mitica Benz Viktoria: la prima auto a quattro ruote al mondo, costruita nel 1893. Si trova al secondo piano, nella sezione ‘Genesi’. La Viktoria venne lanciata sul mercato nel 1892, pochi anni dopo l’esperienza del Velociped, la prima autovettura montante un motore a scoppio, ma che aveva solo tre ruote e pertanto si rivelò troppo lenta e inaffidabile. Arrivò così la leggendaria Benz Viktoria qui esposta. Si dice che il nome ‘Viktoria’ derivi dal fatto che il suo costruttore, quando finalmente riuscì a fabbricare un asse sterzante, e cioè uno sterzo che permettesse all’auto di svoltare, avesse urlato ‘Viktoria!’.

2.La Itala 35/45 HP, classe 1907, protagonista indiscussa della Pechino-Parigi: percorse ben 16.000 chilometri in 60 giorni e mai era successo nella storia di attraversare tutto quello spazio via terra in così poco tempo e, soprattutto, senza faticare. Ancora ottimamente tenuta (tutte le autovetture del museo sono sottoposte a quotidiana osservazione e manutenzione da un apposito centro restauro), espone bandiera italiana, francese e cinese. Per la Pechino-Parigi le vennero aggiunti due serbatoi supplementari da 150 litri di benzina (oltre a quello di serie da 83 litri). La vettura era provvista di un freno a mano e uno a pedale che agivano entrambi sulle ruote posteriori. Il mezzo, a quattro marce, raggiungeva velocità che variavano dai 70 e ai 95 km/h. Immaginare questa autovettura (che pesava una tonnellata e mezzo a vuoto) sfrecciare nel Deserto del Gobi fa tuttora venire i brividi.

3.L’intera sezione ‘Formula’, al primo piano: una dopo l’altra, in una sorta di cavalcata onirica, è esposta una lunga serie di auto da corsa di tutte le epoche: dalla FIAT F2 130 HP, del 1907, passando per Maserati, Bugatti, Alfa Romeo, Mercedes Benz e Dragster, si arriva infine alle Ferrari, fino alla F1 di ultima generazione. Davanti a questa esposizione troverete uno spazio dedicato a piloti e meccanici di Formula 1.

4.Il Land Rover Aziza 3 109, classe 1969, la storica vettura del fotoreporter Nino Cirani, protagonista della traversata del continente americano da nord a sud: dall’Alaska alla Terra del Fuoco. La vettura venne battezzata ‘Aziza’ dallo stesso Cirani: in arabo significa ‘carina’. La Aziza 3 è una Land Rover 109 di seconda serie, motorizzata a benzina. Il mezzo toccò i 5.000 metri di altitudine delle Ande boliviane, una vera impresa per l’epoca! Per allestire il Land Rover furono necessarie circa 1.500 ore di lavoro. Tra gli accessori aggiunti all’esterno per la traversata delle Americhe, una tenda sul tettuccio, diverse taniche di carburante, una doppia ruota di scorta e dei fari supplementari. All’interno, invece, avevano trovato posto, oltre ai pezzi di ricambio e agli attrezzi, un fornello da cucina, un frigorifero e uno speciale circuito dell’acqua potabile, con tanto di rubinetto, alimentato da un doppio serbatoio.

5.La Citroën 2CV AZ del 1958: qui la vedrete coloratissima e riverniciata alla moda ‘figlia dei fiori’. La 2CV è una vettura che ha fatto la storia, e che fino a pochi anni fa ogni tanto faceva ancora la sua comparsa nelle strade delle nostre città. Nata dalla volontà della casa produttrice di mettere in vendita un’utilitaria a costi bassissimi, la Citroën 2CV è diventata il simbolo di un’intera epoca, con la sua lamiera ondulata del cofano, i suoi parafanghi sporgenti e i due fari tondi montati su sostegni che fuoriuscivano dal cofano motore. Fu un’auto estremamente longeva: ne vennero prodotti esemplari per più di quarant’anni  1948-90)! Tutte le 2CV avevano i finestrini anteriori che si aprivano ribaltandosi verso l’alto. Erano state pensate così prima della guerra, per consentire al conducente di segnalare il cambio di direzione mettendo il braccio fuori dal finestrino. Poi vennero inventate le frecce, ma quei finestrini avevano dato alla 2CV una connotazione così forte che venne deciso di mantenerli intatti anche nelle produzioni dei decenni successivi.