_Lo sguardo di una insider
_Una guida contemporanea al meglio di Ravenna
_Dieci passeggiate lente alla scoperta di Ravenna tra mosaici, musei, gioielli artistici, buon cibo e con l’anima a posto.
_Svelano i loro luoghi del cuore di Ravenna: Eraldo Baldini, Paolo Casadio, Nevio Galeati, Marco Garoni e Davide Reviati.
“Ho scritto Ravenna una guida”, racconta l’autrice, “come ringraziamento alla città in cui sono nata e cresciuta. Volevo raccontare il suo fascino nascosto e condividere con altri la meraviglia che mi invade ogni volta che ammiro i luminosi colori dei suoi mosaici”.
Ingrid Perini sarebbe voluta nascere leggendo e, per fortuna, è riuscita a fare di questa sua passione una professione. Per lavoro è spesso in viaggio, per amore vive in Sicilia, ma il suo cuore è sempre nella sua Romagna, dove l’accolgono ogni volta il dialetto che l’ha cresciuta e i cappelletti della nonna. Cura manuali scolastici e nel tempo libero legge, fa piadine e, quando può, va a zonzo per giardini di aranci e limoni.
Gli Imperdibili di Ravenna
1. Ammirare le 570 stelle che trapuntano la volta di Galla Placidia. Il mausoleo non è solo uno degli otto monumenti UNESCO della città, ma è anche uno simboli di Ravenna e una delle opere musive più stupefacenti del mondo. La ricchezza luminosa che si sprigiona in questo spazio così raccolto ha sempre il potere di stupire chiunque voglia lasciarsi trasportare negli anni d’oro in cui Ravenna era capitale dell’impero romano d’Occidente.
2. Passeggiare nella Zona del silenzio. Ravenna è nota in tutto il mondo per avere accolto ed essere stata l’ultima dimora dell’esule Dante. Qui infatti il Sommo Poeta si spense nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321, dopo aver contratto febbri malariche di ritorno da un’ambasceria a Venezia. Ai ripetuti tentativi da parte dei fiorentini di riavere indietro i resti mortali di Dante, i ravennati opposero sempre una strenua e fiera resistenza; e furono tuttavia talmente bravi a celare le sue spoglie da perderle per secoli. Dopo un fortuito ritrovamento, tutta l’area attorno al monumentale sepolcro di Dante venne restaurata e ribattezzata “zona del silenzio”. Il momento migliore per visitare questi luoghi è l’imbrunire; il periodo è settembre, il mese delle tradizionali celebrazioni dantesche.
3. Mangiare la piadina bevendo un bicchiere di rosso. Non si può dire di essere stati a Ravenna e in Romagna se non si è gustata una delle prelibatezze locali: la piadina. Diffidate delle imitazioni: quella ravennate è spessa e fragrante, pronta ad accogliere prosciutto crudo, squacquerone e rucola. L’impasto a base di strutto (amici vegani e vegetariani non temete: esiste anche la variante senza grassi animali) si declina anche nella versione crescione, che consigliamo di provare ripieno di erbette o di zucca e patate.
4. Partecipare a uno dei tanti festival locali. Ravenna può vantare un rapporto d’eccezione con le muse del teatro, della musica e dell’arte. La vostra visita perciò non sarà completa se non vi farete sedurre da uno dei tanti eventi che la città mette in cartellone. A cominciare dal Ravenna Festival e terminando con Giallo Luna Nero Notte, ce n’è davvero per tutti i gusti.
5. Fare un’escursione dalla Pialassa della Baiona al mare, passando per la pineta. Anche se oggi non sembra, Ravenna è stata fin dalle origini una città d’acqua, e ne ha fatto un elemento di difesa, un mezzo di approvvigionamento, una via di comunicazione e una fonte di energia naturale. Per avere un’idea di come doveva apparire il paesaggio attorno a Ravenna nei suoi primi secoli di vita, vi consigliamo di spostarvi verso un ambiente naturale che non troverete altrove. Si tratta della Pialassa della Baiona, un’area lagunare che fa da cerniera fra la pineta e il mare.
TOP5, inedite e originali classifiche delle guide incentro
Piccolo Museo di Bambole e altri Balocchi
Per giocare a ritornare bambini d’altri tempi
1)Bambola Jumeau. È in porcellana, risale al 1886 e venne realizzata dalla prestigiosa ditta francese Jumeau. È alta
57 cm ed è elegantemente vestita con un abito alla moda ornato di pizzi e un cappellino assicurato con un nastro. Gli
occhi di vetro e le lunghe ciglia le conferiscono un’espressione intensa. L’impressione di realismo che si prova ammirandola è acuita dai capelli veri con cui è stata realizzata la sua chioma.
2)Automobile a pedali. Un bellissimo giocattolo del 1908, costruito in Francia. Riproduce in tutto e per tutto, con la sua struttura di legno e le sue ruote di ferro, l’aspetto di un’auto del tempo. Nonostante i viaggi spericolati del suo piccolo
proprietario si è conservata benissimo: manca infatti solamente la membrana di gomma del clacson, deterioratasi nel tempo.
3)Bambolotto Kaiser-Baby. Appartiene alla categoria dei bébé caractère (bambolotti che rappresentavano in genere
un neonato o un bambino di pochi mesi, con il viso atteggiato in espressione realistica) che costituì un’innovazione nel mondo del giocattolo. Forse non è fra i pezzi più graziosi di questa collezione, ma è sicuramente uno dei più
pregevoli: è infatti un esemplare del modello 100 Baby, soprannominato dai collezionisti Kaiser-Baby. Venne messo
in produzione dalla ditta tedesca Kämmer e Reinhardt nel 1909, forse in omaggio al cinquantesimo compleanno
dell’imperatore Guglielmo II (alcuni sostennero che il bambolotto riproducesse le sue fattezze, e accusarono persino
l’azienda di lesa maestà); ma più probabilmente il suo nome deriva da quello del modellista che la realizzò, un certo Herr Kaiser.
4)Bambino e bambina in pannolenci, modello 300, realizzate dalla ditta Lenci di Torino agli inizi del Novecento. Raffigurano una bimba con le treccine, che indossa un abito con il corpetto azzurro e la gonna a quadri, e un bambino con i calzoni corti e il maglioncino di lana. Il loro perfetto stato di conservazione mostra l’altissima qualità e bellezza delle
bambole prodotte da questa azienda; non è un caso se, un tempo, di una bambina graziosa si diceva che fosse “bella
come una bambola Lenci!”.
5)Bottega di alimentari coloniale tedesca. In questo negozio in miniatura – realizzato nel 1890, quando ancora la Germania poteva vantare un impero coloniale – non manca nulla, e ogni oggetto è, persino nella scelta dei materiali,
una perfetta replica dell’originale: dal cesto in vimini per le uova, al registratore di cassa in metallo; dai sacchi di iuta
per le granaglie alla cartina dell’Africa appesa al muro. Oltre a questo negozio, il museo può vantare anche altre attività
commerciali giocattolo, e numerose case di bambola realizzate con una cura per i materiali e per i dettagli davvero
impressionante. Nelle piccole cucine, per esempio, ci sono bicchierini sono in vetro, e i servizi da tè che compaiono
nei salotti in miniatura sono di vera porcellana.
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