_Lo sguardo di una insider
_Una guida contemporanea al meglio di Bergamo
_otto passeggiate lente ad Bergamo tra arte, musei, storie, arte, buon cibo e con l’anima a posto.
_Svelano i loro luoghi del cuore di Bergamo: Oliviero Bergamini, Roberto Cremaschi, Lorenzo Suraci, Fabiana Tinaglia e Paola Tognon.
“Ho scritto Bergamo una guida”, racconta l’autrice, “per addentrarmi tra le pagine di questa città diventata casa e poterla raccontare a tutte le persone – viaggiatori e bergamaschi – che desiderano scoprirla oltre il solito Bergamo Alta, Bergamo Bassa”
Lucia Cecio: il DNA è romano, ma dopo diversi anni a Bergamo di tanto in tanto l’accento orobico s’insinua tra le parole, e anche in cucina carbonara e polenta spesso competono. Lucia è una storica dell’arte specializzata in Educazione al patrimonio e ha la fortuna di fare il lavoro dei suoi sogni in una delle istituzioni culturali più antiche e importanti della città. Dato che si annoia facilmente, è tornata all’università iscrivendosi a un dottorato di ricerca.
Gli Imperdibili di Bergamo
Gli imperdibili di Bergamo
1. Astino. Il paesaggio della valle di Astino è qualcosa di unico e irripetibile e per noi di incentro rappresenta uno dei luoghi imperdibili, in ogni stagione. Qui la città non è arrivata e la natura – seppur addomesticata dall’uomo – regala scorci che lasciano senza fiato. Salite, scalette e sentieri offrono continue sorprese, improvvisi panorami e passeggiate silenziose che sembrano svolgersi in un luogo lontano.
2. I rintocchi del Campanone. Alle 22.00 in punto il Campanone di Città Alta suona i suoi rintocchi. Un tempo la grande campana di piazza Vecchia avvertiva gli abitanti che le porte della città stavano per chiudersi. Il suono arriva lontano ed è profondo e rassicurante, quasi una voce di famiglia alla quale nessuno rinuncerebbe.
3. La passeggiata sulle mura. Quando vennero costruite fu un vero trauma, ma oggi Bergamo non sarebbe la stessa senza le sue mura (patrimonio Unesco). La cinta solida è un palcoscenico e un belvedere, una passeggiata, una corsetta, un bacio, una foto: un patrimonio di tutte e tutti, bergamaschi e non.
4. L’Accademia Carrara. Una visita all’Accademia Carrara è un viaggio nel viaggio. I bergamaschi la chiamano affettuosamente ‘la Carrara’ perché dentro le sue mura sono custodite storie secolari e senza tempo, storie della città e delle persone. In Carrara ci si sente a casa, tornarci è come andare dai nonni o dalla vecchia zia e ci si può permettere addirittura qualche critica, tanta è la confidenza. Poi la Carrara c’è sempre stata: con i suoi due secoli di storia è tra le istituzioni più antiche di Bergamo. E uno dei musei più importanti della Lombardia.
5. La polenta. Non si può visitare la città senza assaggiare la polenta. Il piatto – nella sua versione povera o nelle preparazioni più condite – rappresenta la convivialità locale, il calore dello stare insieme, forse un po’ anche l’anima bergamasca: ruvida e schietta al primo assaggio, calda nel cuore.
TOP5, inedite e originali classifiche delle guide incentro
Accademia Carrara
Cinque opere per scoprire il museo dei donatori.
1. Pisanello, Ritratto di Lionello d’Este. I dipinti di Pisanello giunti fino a noi non arrivano a dieci e uno si trova proprio in Accademia Carrara! Tra il Tardogotico, fiabesco ed elegante, e il Rinascimento, realistico e geometrico, si colloca Pisanello. Un ritratto imperdibile quello del marchese di Ferrara, che l’artista di corte dipinge di profilo e a mezzo busto come fosse una medaglia antica, ma vivo e ricco di dettagli reali; pare che sia stato realizzato durante una gara pittorica tra il nostro Antonio Pisano detto Pisanello e Jacopo Bellini.
2. Andrea Mantegna, Madonna col Bambino. Questo dipinto ci fa pensare a un tessuto prezioso, impalpabile. Andrea Mantegna usa una tempera magrissima e colori preziosi, come il blu di lapislazzuli e l’oro per il manto della vergine. Il risultato è quasi un’icona, solida, eterea, immortale, come l’amore che lega una madre al proprio figlio, come la storia che la Madonna e il suo bambino raccontano.
3. Raffaello, San Sebastiano. Quest’opera giovanile del famoso Raffaello Sanzio è un po’ l’icona del museo. Sognante ed enigmatico, il volto di un giovanissimo san Sebastiano ci guarda tenendo una freccia in mano; se non avesse un’aureola faticheremmo a credere che si tratta del martire cristiano. Dietro di lui un paesaggio si allunga sconfinato. Pare che Raffaello abbia usato polvere di vetro per rendere la superficie così brillante.
4. Giovan Battista Moroni, Ritratto di vecchio seduto. Una visita a Bergamo è l’occasione migliore per conoscere Giovan Battista Moroni, che è nato non lontano dalla città, ad Albino. Nei suoi ritratti incontriamo persone comuni, commercianti, avvocati, medici, volti che il suo pennello rende immortali e nei quali possiamo provare a riconoscere amici e parenti e anche noi stessi tanto l’artista è bravo a far emergere la personalità di questi illustri sconosciuti. Per esempio, il vecchio sorpreso durante la lettura, forse il letterato Pietro Spino.
5. Evaristo Baschenis, Strumenti musicali e tendone verde. Prima di essere un pittore Baschenis era un prete, o forse il contrario, visto il suo talento straordinario nel dipingere. Il suo nome non può mancare in questa Top 5, infatti non sono molti i musei che espongono le sue opere. La sua specialità, una vera e propria invenzione, sono le nature morte musicali: composizioni di strumenti e oggetti che sembrano collocati in ordine casuale, su un palcoscenico improvvisato. Eppure nulla è lasciato al caso, ogni strumento, ogni
presenza ha un ruolo nei suoi dipinti, è un invito alla contemplazione, alla meditazione sul tempo che passa: guardate i sottili, impalpabili granelli di polvere posati sulle superfici, sembra di poterli soffiar via tanto sembrano reali.
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